Rifts: Promise of Power

Recensione

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  1. Dark Gandalf V
     
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    L’rpg si fa piccolo, piccolo.

    Giudicare l’N-Gage dal successo sul mercato o dal numero di console vendute è una scelta alquanto miope, soprattutto dopo aver avuto sottomano titoli ineccepibili come Ikusa Islands o come questo Rifts. Pressoché sconosciuto agli utenti italiani,l’rpg della Palladium Books è un vero e proprio universo cyber-fantasy e materia venerata dagli appassionati che possono beneficiare di libri, regole purtroppo nella sola lingua inglese. Nonostante questo deficit, la qualità dell’universo perfettamente ricreato dai ragazzi della Backbone entertainment e l’alone di mistero che aleggia intorno alla nostra missione, rendono la sfida ancora più intrigante.
    Diversamente da altri rpg che preferiscono concentrarsi su di una sola ambientazione dai contorni ben delineati, Rifts esce da una classificazione precisa e vuoi più banale, per miscelare generi come quello fantasy, cyber e punk. Il risultato non è un calderone di ingredienti per conquistare un pubblico maggiore, ma una miscela ben amalgamata di creature catapultate su una terra ormai allo sbando, che si è vista sottomettere dai demoni penetrati attraverso delle crepe (da cui Rifs) che hanno messo in contatto gli umani con l’ondata di malvagità.

    Ci troviamo di fronte ad un titolo che per complessità e ricchezza non ha eguali nel panorama ludico dell’N-Gage. I mondi da esplorare suddivisi nei continenti si differenziano per ambientazioni e trama ad essa legata, facendoci solcare il nord America, la Nuova Repubblica tedesca, la Cina, la Scozia e il Quebec Libero. Sul suolo cinese, per esempio, l’ondata di demoni ha costretto la popolazione a rifugiarsi in anfratti e caverne che andremo ad esplorare non senza un profondo sentimento di angoscia e smarrimento. Dialoghi variegati ed una esplorazione minuziosa, che avvengono in tempo reale, caratterizzano gran parte delle nostre azioni, ricordandoci non di rado i primi rpg di stampo nipponico apparsi su Playstation. Come l’esperienza insegna è però nelle fasi di combattimento (con sistema a turni) che si testa la bontà di un rpg: dalla perfetta calibrazione di mosse, magie, e contro attacchi spesso si decreta il successo, o meno di un rpg, facendo passare in secondo piano elementi come ambientazioni opulente e licenze altisonanti. Il sistema di combattimento di Rift funziona decisamente bene, senza alcuna caduta di tono. Il sistema a turni permette di spostarci, nasconderci, attaccare o utilizzare magie e poteri psionici in tutta libertà. Non mancano poi alcune interessanti caratteristiche, come il lancio di barili esplosivi, idea che riprende i più immediati arcade. La complessità e varietà del gioco da tavolo trova una perfetta controparte in questa versione ludica, dove oltre alle classe umana, potremo beneficiare di guerrieri, assassini dotati di poteri psichici, chimici e dotati di innesti cibernetici. In questa versione ludica è stata prevista la nuova sottospecialità l'elemental fusionist.
    Tutti i dubbi sulla longevità si dissolvono non appena ci si addentra nella complessità dell’universo ricreato dall’autore Kevin Siembieda che ha partecipato attivamente alla creazione delle dinamiche di gioco. Se è vero, che nessuna “licenza poetica” è stata considerata in questa trasposizione videoludica, le ben 100 armi, magie e poteri psionici, i 50 nemici e le 12 classi, rendono questo titolo alquanto profondo e variegato. A completare le 40 ore di gioco stimate in single player vi sono le cinque modalità multiplayer di cui le più interessanti sono le sfide via Bluetooth (sino a quattro giocatori) e tramite il sistema Turn Notification System che permette, tramite uno scambio di messaggi codificati, di sfidare un avversario umano “in differita”, ovvero quando si possiede un minimo di tempo libero.

    Rifts che basa gran parte del suo fascino sulla profondità del gameplay vede proprio in quest’ultimo il suo vero tallone d’achille. Il gioco, specie nelle fasi iniziali, è difficile da digerire risultando spesso frustrante e poco coinvolgente per la (voluta) mancanza di informazioni e per una difficoltà a tratti eccessiva. Lo schermo ridotto e la necessità di dedicare molte ore pazienti non rendono Rifts un gioco adatto ad una utenza mobile, ma la cura maniacale con cui è stato sviluppato non crediamo debba essere penalizzata eccessivamente da questa considerazione. Addentrandoci nella trama, reclutando nuovi elementi nel party e sfruttando adeguatamente le abilità di ogni nostro compagno è facile venire letteralmente rapiti dall’universo di Rifts, dalle sottotrame e dal miscuglio di generi che esso racchiude e lo differenzia dal più conosciuto, ma anche sin troppo conosciuto Dungeons & Dragons.
     
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0 replies since 15/5/2007, 14:45   82 views
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