[Anteprima 360]Alone in the Dark - Provato

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  1. Darth Darkness
     
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    Alone in the Dark - Provato



    Finalmente joypad alla mano tra le ombre di un Central Park allucinante!



    Alone in the Dark: Near Death Investigation sarà disponibile per Nintendo Wii, PC, PlayStation 2, PlayStation 3, PSP e Xbox 360.
    La versione testata è quella per Xbox 360.





    Finalmente ci siamo. A poco più di 20 giorni dal lancio in tutta Europa abbiamo potuto passare un po’ di tempo con Alone in the Dark, pad alla mano, e con la calma necessaria ad un titolo che, ve lo anticipiamo subito, ha uno spessore al di sopra della media tra i giochi che ci è capitato di provare negli ultimi mesi. E forse, ci siamo anche in un senso più generale, quello di un nuovo capitolo che renda giustizia ad uno dei brand più venerati dai giocatori della vecchia scuola, uno di quei titoli in grado di suscitare profondo rispetto e aspettative. Del gioco e della sua ambientazione, di questi palazzi che si affacciano su un Central Park trasfigurato dalle forze del male, se n’è parlato in lungo e in largo, così come si è parlato della varietà di situazioni in cui il giocatore si trova a muovere un personaggio senza memoria, che sembra essere stato salvato da un male innominabile che albergava in lui, solo per trovarsi in un incubo ancora peggiore. Quello di cui ancora non s’è parlato è del cosa si prova a passare diverse ore giocando con Alone in the Dark.

    Negli episodi precedenti...
    Alone in the dark è composto di 8 capitoli (ognuno introdotto dal classico riassunto delle puntate precedenti e chiuso da sigla finale, in un chiaro omaggio a Lost), ognuno diviso in più episodi, tra i quali sembra di poter passare liberamente mettendo in pausa ed avanzando come si trattasse di un file in streaming via PC su Xbox. L’interfaccia è praticamente identica, con un cursore che indica lo stato d’avanzamento e il nome dell’episodio all’interno del capitolo. Unico neo è che, saltando ad un episodio successivo, verrà resettato tutto l’equipaggiamento, lasciando il nostro eroe solo con pistola, qualche pallottola e la fida torcia, il che può rappresentare più di un problema. Perché Alone in the Dark è sì un action, ma è anche un survival horror ma ha anche certi aspetti di un’avventura. Ed ecco che per superare le prime stanze in questo grattacielo che cade a pezzi e che funge da tutorial, servirà esplorare gli ambienti, raccogliere oggetti, riporli nelle tasche del proprio giubbotto e combinarli per riuscire a trovare la soluzione migliore per progredire. Una delle garze che serve per curarsi, può servire da miccia per una delle bottiglie d’alcohol trovate in giro; bottiglie su cui si può applicare dello scotch così da trasformarle in bombe adesive che possono esplodere una volta bruciata la miccia oppure semplicemente sparandogli. Però, sarà necessario fare delle scelte perché le tasche non sono infinite e si deve decidere se portarsi uno spray per curarsi in più, piuttosto che una bottiglia di wiskey; una confezione di pallottole, piuttosto che una di pile per la torcia; un coltello a serramanico per forare un serbatoio di benzina, così da farlo esplodere con un sol colpo senza sprecare le monuzioni necessarie per crivellarlo; e, ovviamente, tutto questo potrà comportare soluzioni diverse agli enigmi che si parano davanti al giocatore. Quali enigmi? Bisogna spegnere delle fiamme (le più belle che ci sia mai capitato di vedere in un videogioco, probabilmente) in un appartamento che si apre su un fianco su Central Park e sul fondo, sul piano di sotto. In pratica non resta quasi più niente della struttura originaria. L’estintore è al piano sottostante e la soluzione migliore é appoggiarlo su una parte di pavimento collegata ad una corda, lanciarsi nel vuoto, aggrapparsi e fare da contrappeso per l’estintore che viene catapultato sul pavimento dell’appartamento superiore accanto alle fiamme. E se dovesse fare troppo buio, spente le fiamme, si può sempre incendiare uno degli spray per curarsi, o dare fuoco ad una sedia prima che l’incendio si spenga del tutto e godere dello spettacolo offerto dall’eroe che agita i mozziconi di legno, infiammati. E questo senza andare in troppi dettagli, e lasciando chi scrive sospeso in bilico tra la volontà di non rovinare alcuna sorpresa e la voglia di condividere un po’ di genuino divertimento.

    Calci e pugni nell'oscurità
    La varietà di situazioni è davvero enorme, come più volte detto. A parte le sezioni action adventure, ce ne sono alcune di guida (in cui per la verità la fisica perde un po’ di senno, con la macchina dell’eroe – in una sequenza davvero mozzafiato – che viene catapultata in aria al minimo smottamento del terreno, con voli assurdi che obbligano a ripetere diverse volte il percorso sin quasi ad averlo imparato a memoria) che poi sfociano addirittura in una parte free roaming in cui finalmente ci si può aggirare per Central Park più o meno liberamente. Grande importanza rivestono le sequenze di combattimento. Ogni oggetto può essere brandito come un’arma con la leva analogica destra: da martelli, a sedie, a panchetti e tronchi di legno. La visuale può passare in qualsiasi momento dalla prima alla terza persona, tranne quando si spara, caso in cui l’inquadratura passa necessariamente in soggettiva, con la leva destra che, se schiacciata, fa sbattere le palpebre al protagonista, così da pulirgli la vista da sangue o veleni lanciatigli dai mostri. I controlli, ad essere onesti, ci sono sembrati un po’ legnosi e non all’altezza di quanto di buono il gioco Eden riesce a fare negli altri compartimenti, ma presa la mano ci si dimentica in fretta dei piccoli problemi che pur ogni tanto si continuano ad incontrare. Senza dimenticare che il protagonista non può correre e in alcuni frangenti se ne sentirebbe veramente il bisogno. Le porte possono essere abbattute a colpi di pistola, con esplosioni o sfondate brandendo estintori o bombole di gas. Ogni oggetto, prima d’essere raccolto, ha indicate, con una serie d’icone, gli usi a cui può essere utile, sia per colpire, che per essere incendiato o altro ancora. Sempre per lasciare al giocatore la possibilità di inventarsi modi diversi di superare le stanze che gli si parano innanzi. Insomma, di carne al fuoco ce n’è davvero tanta e sembra sempre che ci sia la possibilità di cavarsela in maniera creativa nelle diverse situazioni.

    Sangue e ferite
    La cosmesi di Alone in the Dark è uno degli aspetti più convincenti. Se pur i modelli dei personaggi che si incontrano lasciano un po’ a desiderare (e la cosa ha peso nelle poche cutscene in cui non siano coinvolti i personaggi principali), il protagonista e i comprimari sono ricchi di particolari e con texture ricche d’effetti e ad alta definizione. Gli effetti di luce si sprecano, tra quelle fiamme meravigliose, i fasci di luce che filtrano attraverso fumo e polvere, sino ai palazzi che crollano generando cataclismi senza incertezza, salvo qualche lieve e sporadico rallentamento. Anche certi dettagli non sono da meno, a partire dalle scie di sangue che lascia il protagonista quando è gravemente ferito o i tagli e le cicatrici che gli si aprono col diminuire dell'energia e che vanno fatte cicatrizzare con i medicamenti. Da notare l’utilizzo dell’havok engine che gestisce tutti gli oggetti su schermo e che ha un’importanza primaria nella soluzione dei puzzle e nel superamento dei combattimenti. La trama è affidata a delle scene d’intermezzo dal forte impatto, col solo rammarico legato alla mancata possibilità di poter essere saltate anche se le si vede nuovamente dopo essere morti. Cosa che accade piuttosto spesso, dato che in certi passaggi il minimo errore si paga con la vita, forse anche per rinvigorire la longevità di un titolo che, vista la quantità di situazioni divese proposte, potrebbe soffrire sotto il profilo della durata. Nonostante gli sviluppatori abbiano assicurato che si tratti di un’esperienza di almeno 15 ore. Il 20 Giugno si avvicina e gli utenti PC, PS2, Wii e Xbox 360 avranno la possibilità di affrontare quest’incubo senza indugi, laddove i possessori di PS3 dovranno aspettare dopo l’estate.
     
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