[Anteprima] Lost Odyssey

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  1. Darkman-92
     
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    Lost Odyssey


    Genere: Gioco di ruolo
    Produttore: Mistwalker
    Sviluppatore: FeelPlus Inc
    Distributore: Microsoft
    Giocatori: 1
    Data uscita: Febbraio 2008

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    Uno sguardo alla versione nipponica

    Sakaguchi, Uematsu, Inoue e Shigematsu.
    Lost Odissey fu annunciato nell'ormai lontano 2005, fiore all'occhiello della nuova nata MistWalker, software house capitanata da due nomi illustri dell'ormai defunta Squaresoft: Hironobu Sakaguchi, creatore della serie Final Fantasy, e Kensuke Tanaka, ideatore e coordinatore del servizio PlayOnline.
    Grande risalto fu data alla peculiare caratteristica del concept narrativo, che vedeva la presenza di un protagonista condannato a dover vivere per l'eternità, vedendo morire attorno a sé i propri cari. Rispetto a Blue Dragon, altra produzione Mistwalker, Lost Odissey (da qui in poi, LO) veniva presentato come l'alternativa matura e, passatemi l'espressione, “decisamente meno pacchiana” alla serie Final Fantasy che, come tutti i componenti del fandom dedicato sapranno, sembra stare vivendo un periodo di stasi concettuale e stilistica, ormai più improntato sul progresso tecnico volto a stupire, che alla creazione di atmosfere e setting più consoni al nome che porta.
    Dopo due anni di sviluppo, a cura del team affiliato a Mistwalker, FeelPlus Inc. , LO si presenta finalmente allo scettico pubblico giapponese, e ai nostri sguardi sempre più curiosi e desiderosi di sapere se, questa volta, Mistwalker sia riuscita a mantenere alto lo standard di produzione.
    L'intero comparto narrativo di LO fa capo al protagonista, Kaim Argonar - malinconica figura delineata dalle esperte mani di Takehiko Inoue - il quale, per un motivo non precisato, pare essere stato colpito da una maledizione che lo ha portato a perdere la propria umanità, rendendolo a tutti gli effetti un immortale. Gli eventi del gioco scaturiscono da un inspiegabile fenomeno: una pioggia di meteoriti miete vittime e porta distruzione, il consiglio degli anziani della città di Uhra decide di mandare tre avventurieri per investigare su questo strano fenomeno e scoprire se questo sia direttamente collegato al progetto “Grand Staff”, un monolite misterioso in grado di raccogliere energia sfruttando gli elementi della natura. Spetta al nostro protagonista, ovviamente, scoprire che si nasconde dietro questa manifestazione di morte improvvisa e inspiegabile, nonché a dei partner d'eccezione: Seth Balmore, una spadaccina anch'essa immortale, e Jansen Friedh, un donnaiolo abile nelle arti magiche e dotato di un fascino non indifferente. Il lungo cammino di Kaim è continuamente tormentato da numerosi flashback e gran parte del fascino che scaturisce da questo personaggio è proprio legato alle sue origini sconosciute, al suo passato tetro e malinconico. Miswalker non ha mai nascosto il fatto che LO avrebbe basato gran parte del proprio appeal sulla componente narrativa, nonché sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla grande mole di testo. Capiterà, infatti, nel corso del gioco, di imbattersi in lunghe schermate testuali, frutto della penna di Kiyoshi Shigematsu, altro nome di spicco che figura nello staff del gioco, famoso scrittore giapponese di romanzi e novelle.
    La narrazione si svolge, come consuetudine, attraverso sequenze in tempo reale che vedono protagonisti i componenti del variegato roster di personaggi, benché lo storytelling prediliga l'onniscienza all'effettiva immedesimazione del giocatore nei protagonisti, il taglio altamente cinematografico delle cutscenes – così come alcune citazioni fotografiche a serial tv come 24, e la sua divisione “a riquadri” dello schermo – e l'effettiva qualità narrativa della produzione MistWalker sembra riuscire nell'intento di appassionare e coinvolgere anche l'utente meno smaliziato verso produzioni di questa cara tipologia videoludica, ultimamente bistrattata da altri esponenti ruolistiche di correnti occidentali.
    A differenza di quanto si possa pensare, infatti, Lost Odissey, pur introducendo alcuni elementi decisamente “atipici” per questo tipo di produzione, rimane un titolo nippo-ruolistico di formazione prettamente tradizionale, così come fu il suo compagno “Blue Dragon”. Anzi, a dirla tutta, l'esperienza di gioco non riesce mai a ritagliarsi una propria identità, fornendo al veterano del genere numerosi deja-vu assortiti: dalle ambientazioni, fino all'implementazione di alcuni elementi del gameplay. Non c'è da stupirsi, infatti, se dietro questo Jrpg abbiamo le menti di alcuni giochi di ruolo che, già nel passato, si distinsero per alcune sperimentazioni: Legend of Dragoon e Shadow Hearts su tutti, e da quest'ultimo pare aver mutuato la componente altamente umoristica.

    L'esplorazione del mondo di Lost Odyssey avviene mediante i canoni tipici del genere: telecamera semi-fissa pronta a seguire il giocatore, inclinabile o zoomabile attraverso lo stick analogico o il tasto dorsale destro. L'interazione con l'ambiente non si limita alla possibilità di setacciare ogni singolo elemento dell'ambientazione alla ricerca di oggetti ed equipaggiamenti segreti, infatti le location sono zeppe di elementi mobili o interagibili: casse di legno, piattaforme volanti, rigagnoli di lava ecc. La presenza di una World Map a tre livelli (cielo, terra e profondità marine) farà sicuramente la felicità degli appassionati del genere, seppur esplorabile solo attraverso i mezzi di trasporto. Spostarsi fra le varie location, infatti, sarà possibile solo attraverso un menù a selezione, proprio come quello di famosi esponenti del genere come Final Fantasy X o Shadow Hearts Covenant.
    Il sistema di combattimento ideato dai Feelplus Inc, sebbene dai numerosi trailer fosse presentato come un elemento dinamico e particolarmente innovativo, altri non è che un semplicissimo battle system a turni, con personaggi disposti su due file, caratterizzato da una navigazione fra menù squadrati e macchinosi. L'unico vera feature che riesce a scostarsi dai canoni classici del genere è la presenza di un timing objective, una circonferenza che, ad ogni attacco fisico diretto, dovremo premere con tempismo per aumentare la potenza degli attacchi dei protagonisti, venendo valutati su una scala di tre giudizi: basso, medio e alto.
    La crescita dei personaggi è affidata ai canonici livelli e sebbene l'experience rate sia medio-basso, questo non mina assolutamente l'esperienza di gioco, essendo i combattimenti basati sulla strategia più che sul fenomeno del “power levelling”, la crescita smisurata di livello dei personaggi, vero neo del genere ruolistico orientale.
    Il gioco sembra offrire numerose vie di personalizzazione dei protagonisti: si va dalla caratterizzazione personale dei personaggi, attraverso accessori che verranno mostrati graficamente sul modello poligonale di questi, fino alla possibilità di potenziare qualsiasi arma attraverso l'inserimento di particolari oggetti in appositi “slot”.

    Tecnicamente, ancora una volta, ci troviamo di fronte ad una produzione di alto livello: l'Unreal Engine 3 è sfruttato a dovere, benché le ambientazioni soffrano di una carenza qualitativa nel campo delle texture, riescono comunque ad esprimersi attraverso palette cromatiche vive e pulsanti, supportate da numerosi elementi dinamici di sfondo che rendono l'esplorazione più realistica possibile. Al contrario, i personaggi, oltre ad essere ben caratterizzati nelle movenze e nelle mimiche facciali, sono impreziositi da numerosi elementi dinamici, come il ciuffo di Kaim o il pomposo vestiario di Jansen. Su questo lato, però, è impossibile non segnalare alcune scelte stilistiche infelici, specie nel design di alcuni personaggi, inaspettato tallone d'Achille della produzione. Il labiale dei personaggi è ottimo, se rapportato al doppiaggio inglese – quello scelto, appunto, per il voice acting nativo – nella media, per il doppiaggio nipponico. Entrambe le interpretazioni sono di pregevole fattura, ma è impossibile non sottolineare quanto il doppiaggio giapponese riesca a sottolineare alcune sequenze, specie quelle drammatiche, con maggiore enfasi e trasporto. L'accompagnamento musicale è affidato al sempreverde Nobuo Uematsu, “mercenario” della sua Smile Please, assoldato per l'occasione e, probabilmente, autore dell'ennesima colonna sonora memorabile e agognata dai più.

    COMMENTO

    Lost Odissey sembra promettere una solida avventura di stampo orientale-ruolistico davvero interessante. Al di là dei fronzoli grafici e dei virtuosismi tecnici della next generation, infatti, si nasconde un titolo molto legato ai classici canoni del genere. Non sarà la nuova generazione del gioco ruolistico, ma quello che mette in bella mostra è sicuramente allettante. Figlio di un guru del genere e di un cast dai nomi altisonanti, riuscirà questa produzione a fare breccia nel cuore degli occidentali? Lo sapremo solo all'inizio del 2008, periodo in cui il titolo dovrebbe uscire in una lingua comprensibile a noi europei.
     
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0 replies since 27/12/2007, 20:31   115 views
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