Recensione Grand Theft Auto Episodes From Liberty City

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  1. Brutus Wolf
     
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    Un pacco, due campagne complete. L'espansione in questione, inoltre, è completamente stand alone, rendendosi immediatamente accessibile anche per chi, esaurita da un pezzo l'esperienza con GTA IV e migrato su ben altri lidi (eccomi!) stanco di attendere l'uscita degli add-on in versione PS3, non è più in possesso del disco del gioco originale.

    Proprio in quest'aspetto sta la nota dolente di questo titolo che, se da un lato fa meritare agli sviluppatori il plauso dei possessori di console Sony, per non averli abbandonati, dall'altro lascia la bocca parecchio amara a chi, fino a qualche anno fa, era abituato a gustarsi i titoli GTA in anteprima, ben prima degli utenti di PC e degli eterni rivali possessori di Xbox. Invece, ancora oggi, in un mondo popolato quasi unicamente da titoli multipiattaforma (e la cosa non è necessariamente un male, visto che allargare la fascia d'utenza vuol dire garantire un futuro alle software house, in questi tempi di crisi, altrimenti fra un po' i videogiochi dovremo programmarceli da soli...), dove le esclusive vere e proprie si contano sulle dita di una mano (e chissà perché sono riconducibili allo stesso acronimo GOW, da una parte e dall'altra), accade che un utente PS3 debba attendere quasi un anno per prendersi la rivincita sull'amico che ha finito da mesi sulla sua 360 entrambe le campagne di GTA IV e da altrettanto tempo non fa che martellarlo di spoiler e banfe che farebbero scappare la pazienza ad un monaco stilita.



    Meglio tardi che mai, diranno quanti di noi, sempre di più, sono abituati a consolarsi con poco. A beneficio dell'eterno ottimista che c'è in ciascuno di noi, quindi, lasciamo da parte, dopo la doverosa tirata iniziale, la polemica sui porting e andiamo a scoprire le carte di questo disco fresco di rilascio (le due campagne sono anche scaricabili singolarmente sul Playstation Network, comunque), per vedere se vaga ancora la pena interessarsene, nonostante il ritardo.
    Episodes from Liberty City contiene, lo dicevamo, entrambe le campagne aggiuntive uscite per GTA IV. Parlo ovviamente di The Lost and Damned e di The Ballad of Gay Tony.

    Prima di avventurarci nella disamina delle due trame e dei loro contenuti, piuttosto diverse tra loro, sarà bene però mettere il punto sulle questioni tecniche, comuni ad entrambe. Il motore grafico di GTA IV, lo sappiamo, fa del suo meglio per gestire aree di gioco enormi e variegate, oltretutto dovendo adattarsi a piattaforme diverse. Il risultato che conosciamo è quello di una grafica che, sebbene avanti un paio di anni luce rispetto a GTA III, Vice City e San Andreas, resta comunque indietro di parecchie incollature rispetto allo stato dell'arte delle nuove console next-gen. Siccome ad un gioco con un gameplay adeguato si perdona volentieri qualche magagna tecnica e un po' di stile retrò nella gestione di poligoni e texture, ci accontentiamo così.

    Ed è giusto dire che, nonostante qualche promessa da marinaio, la situazione non si è sostanzialmente modificata nell'espansione di cui sto scrivendo. Nel senso che le aree restano immense e variegate e che le texture lasciano ancora parecchio a desiderare. Specie, ci duole dirlo, nella definizione dei volti umani (vedi foto dei motociclisti qui sotto). Se la grafica resta al palo, per così dire, il sonoro, come è tradizione, è in grado di sollevare le sorti del comparto tecnico, forte di parecchie nuove tracce audio, di nuove stazioni radio da ascoltare e di un doppiaggio (quasi) sempre di ottima qualità, in grado di fornire ai personaggi il giusto grado di caratterizzazione. Venendo alle due campagne, le differenze di stile tra di esse si fanno sentire.

    The Lost and Damned vi permetterà d'indossare il giubbetto di pelle intriso d'olio motore di Johnny “l'Ebreo” Klebitz, vice presidente della gang di biker conosciuta come The Lost. L'uscita del Presidente Billy dalla riabilitazione vi porterà a scontrarvi con lui, oltre che con parecchie bande rivali, sui termini di gestione del mercato dei narcotici a LC. Simpatico come un'ulcera inguinale, il vostro alter ego riuscirà ad andarvi sulle scatole in meno di mezz'ora di gioco. Il punto, però, è proprio quello, cioè rappresentare un personaggio brutale e diretto. Risultato pienamente raggiunto durante tutte le otto-dieci ore necessarie a sbrogliare la matassa neppure troppo complessa della trama principale, salvo poi dover impiegare molto di più per raggiungere il 100% (gabbiani da uccidere, gare da vincere, mini giochi da provare, furti da compiere e... ahimè! Un nudo maschile frontale da contemplare! Era proprio necessario?).



    Una delle novità principali della campagna TLAD è proprio nell'approccio quasi esclusivamente dueruotistico del gameplay. Nessuno v'impedisce di giocare le missioni a bordo di un'auto ma la verità, amici cari, è che il più delle volte vi trovereste a corto di tempo o di manovrabilità, costretti a ricaricare e ad optare per un cavallo d'acciaio che vi metta in condizione di scivolare nel traffico come una lama ninja nel tofu, o di approfittare di scorciatoie altrimenti proibitive. Il modello di guida, volutamente, è assai facilitato e niente di meno devastante di un frontale a gas spalancato contro un camion della nettezza urbana metterà in crisi il vostro equilibrio facendovi finire a grattarvi le natiche sull'asfalto. Tutto a vantaggio della caratterizzazione del personaggio principale e della sua gang di motociclisti, senza nulla togliere sul piano del divertimento e dell'adrenalina nelle scene di guida.

    La seconda innovazione, specie rispetto a GTA IV originale, è che qui viene di fatto abbandonata l'impostazione da pistolero solitario cui Niko Bellic era costretto, in primo luogo per la carenza di relazioni consolidate. Klebitz, al contrario, è un capobranco perfettamente immerso nel suo ambiente che nulla dovrà fare, a parte il proverbiale fischio, per far accorrere al suo fianco una legione di irsuti bikers armati fino ai denti e pronti a battersi al suo fianco. Come in qualche RTS di successo, i membri della gang che sopravvivranno ad un dato scontro, diventeranno più abili e più forti. I caduti, invece, saranno rimpiazzati da novellini inesperti. In questo modo è interesse primario del giocatore evitare di spedirli al massacro, utilizzandoli come carne da cannone come, qualche volta, si sarebbe tentati di fare.

    Quanto al multiplayer, vengono mantenute le opzioni del gioco originale (ma con più armi e veicoli), assieme a qualche modalità inedita quanto divertente. Tra tutte quella Testimone in cui una squadra conduce lo stesso in tribunale sotto scorta di blindati e auto della polizia, mentre l'altra veste i panni dei criminali intenzionati a fargli la pelle prima che lo raggiunga. O quella Chopper contro Chopper in cui un giocatore in elicottero dà la caccia ad un altro su una moto (il gioco di parole inglese è intraducibile), costretto a passare per una serie di checkpoint mantenendosi in vita il più a lungo possibile mentre attorno gli piove l'inferno.

    The Ballad of Gay Tony, invece, scommette sull'aspetto di lusso delle ambientazioni, più che sulla violenza adrenalinica (che pure non manca). Il protagonista da voi impersonato, Luis Lopez, è il sottopancia di Tony, ricchissimo proprietario di night club e attività illegali di LC. Ambientata quasi interamente ad Algonquin, quartiere della città che ricorda la newyorchese Manhattan, la trama di TBOGT si svolge tra club, figli di sceicchi, mafiosi russi d'alto bordo e scintillanti limousine.
    La spacconeria che caratterizza l'ambiente di Tony e Luis si riflette inevitabilmente anche sulla tipologia delle missioni assegnatevi.


    Entrano in campo mezzi blindati con tanto di torretta, elicotteri d'assalto, armi automatiche nuove di pacca con elevato potere di demolizione e, per gli amanti del genere, il mitico paracadute da base jumping con cui dilettarsi in una serie di missioni al limite della follia. La trama, densa d'intrighi, doppi giochi e colpi di scena, si snoda attorno al club Maisonette 9, che gestirete per conto di Tony e che non mancherà di tenervi occupato con mille intrattenimenti, dal gioco d'azzardo al ballo acrobatico, fino alle battaglie a spruzzi di champagne! Concludono il ricco menu le missioni legate alla guerra della droga nelle quali vi cimenterete con l'impianto di un vero e proprio cartello del narcotraffico in città.

    Visti e considerati i contenuti, gioco vale decisamente ogni centesimo speso, sempre che non abbiate nel frattempo ceduto alla tentazione di giocare le due espansioni su Xbox, a casa vostra o da un amico più fortunato, o che non vi siate stancati della formula di GTA che, sebbene i creativi facciano davvero i salti mortali per inventare trame e sottotrame sempre nuove, comincia obiettivamente a sapere un po' di stantio. Non sarà mica che anche il mondo dei videogiochi, dopo tante digressioni nel crimine sanguinoso e nella violenza fine a se stessa, ha bisogno di un po' d'aria fresca sotto forma di eroi positivi e ottimisti, che ci sollevino il morale dopo una dura giornata di studio o lavoro, invece di farci scivolare sempre più in basso nel nostro vortice personale di angoscia? Per quanto mi riguarda, comincio a sentire sempre di più la mancanza di un gioco i cui dialoghi non prevedano una parolaccia in ogni frase e un'orgia di sangue e violenza gratuita ogni cinque minuti, e magari di un bel lieto fine come quelli di una volta, senza l'ormai a quanto pare irrinunciabile carneficina finale.


     
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0 replies since 14/5/2010, 17:29   52 views
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