[Recensione]Indiana Jones e il bastone del Re

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  1. Brutus Wolf
     
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    Indiana Jones e il Bastone del Re è uno di quei titoli che hanno rischiato di giacere nel dimenticatoio per l'eternità: annunciato inizialmente nel 2005, presentato all'E3 2006, ha vissuto varie vicissitudini (tra cui la cancellazione delle versioni per le console next gen) prima di giungere finalmente tra noi. E come purtroppo spesso accade in questi casi, ci troviamo tra le mani un titolo che nasce già vecchio. Ma andiamo con ordine.

    L'avventura comincia in Sudan nel 1939, dove il nostro protagonista è impegnato ad esplorare le classiche rovine, alla ricerca delle classiche reliquie, che gli vengono al solito sottratte all'ultimo dai classici nemici nazisti. Insomma, è evidente sin dall'inizio che il titolo si ispira alle vicissitudini alle quali il cinema ci ha (ben) abituati assistere, senza particolari picchi di originalità. Ciò che tuttavia rende non particolarmente positiva la trama è il modo superficiale con cui viene narrata, attraverso filmati poco convincenti (e nemmeno skippabili) che hanno l'ambizione di legare assieme le varie fasi di gameplay, che tra l'altro vi trascineranno dal Sudan a San Francisco, da Panama a Istanbul, passando anche attraverso il Nepal. Se a tutto ciò aggiungiamo una trama non troppo ispirata si percepisce immediatamente il problema di fondo di questo ennesimo capitolo della saga di Indy.






    Gameplay multietnico
    Il gameplay, dal canto suo, è un miscuglio di varie tipologie di situazioni: la parte principale dell'esperienza ludica consiste nell'esplorazione nel classico stile platfom, con alcune sfumature dettate dalla presenza di semplici quanto banali enigmi. In queste fasi dovrete principalmente affrontare nemici naturali premendo tempestivamente i tasti mostrati in sovraimpressione (non ci sarà nessuna penalizzazione nel caso schiacciate il pulsante sbagliato, a patto che alla fine premiate quello giusto nel tempo stabilito... in altre parole premerli tutti non è una cattiva idea!), compiere evoluzioni, strisciare lungo un cornicione per raggiungere il successivo obiettivo e così via.
    Un'altra tipologia di gameplay che affronterete piuttosto di frequente è il combattimento a mani nude con i solito nemici (principalmente nazisti, ma non solo), che sfoggia una discreta varietà: oltre ai classici pugni da sferrare al momento giusto, avrete la possibilità di afferrare e trascinare a voi i nemici a mezzo della vostra inseparabile frusta, per poi finirli con una ginocchiata.

    Avrete anche la possibilità di raccogliere oggetti di fortuna (bottiglie, coperchi di bidoni, bastoni, ma non quello del Re, ovviamente!) da utilizzare come arma impropria oppure da lanciare direttamente al nemico più fastidioso. Particolarmente appagante è la possibilità di abbattere piccole costruzioni, al fine di travolgere coloro che vi stazionano sotto, che sembrano non aspettare altro.
    Di tanto in tanto dovrete vedervela anche con personaggi particolarmente coriacei, con i quali sarete costretti a cambiare strategia, ma non troppo. Tali sezioni sono piuttosto divertenti, anche se afflitte da un tantino di monotonia, dovuta sprattutto alla prevedibilità degli antagonisti. Rimane inoltre il dubbio del motivo che vi costringe a usare le mani anziché il vostro fedele revolver...






    Profondità cercasi disperatamente
    Su gentile concessione della trama (che va detto, impone un'evoluzione estremamente lineare al gioco, ma questo era prevedibile, vista la sua impostazione spiccatamente cinematografica) di tanto in tanto dovrete esibirvi in sparatorie di ispirazione Time Crisis: appartati dietro a ripari (e senza possibilità alcuna di muovervi, se non di sbucare al momento opportuno per scaricare il vostro caricatore) dovrete affrontare nemici con tempismo perfetto, evitando i ripetitivi attacchi di nemici privati del tutto di qualsiasi forma di AI, ed eventualmente cercando metodi alternativi (casse di esplosivo, cisterne d'acqua) per eliminare chi proprio non ne vuole sapere di lasciarvi la strada libera.

    A completare la varietà delle situazioni di gameplay offerte al giocatore ci pensano sporadiche sezioni di inseguimenti tra biplani, elefanti, tram e moto, che poco aggiungono al gioco in termini di profondità. La sensazione, infatti, è quella di essere di fronte a un titolo davvero molto vario e capace di rendere la sensazione di frenesia tipica della serie cinematografica, ma incapace di regalare profondità a nessuna delle fasi che lo contraddistinguono. E questo è davvero un peccato.

    Tecnica & affini
    Dal punto di vista grafico è evidente che ci si trova di fronte a un titolo certamente incapace di rappresentare lo stato dell'arte: la povertà di poligoni, la scarsezza di dettagli delle ambientazioni, i pochi effetti di luce e particellari, l'assenza dell'ombra del nostro Indy e le animazioni piuttosto scattose e non curatissime, la presenza di compenetrazioni con l'ambiente sono i maggiori difetti che rendono questo titolo vecchio e poco apprezzabile dal punto di vista visivo.
    Il sonoro, dal canto suo, riprende la classica colonna sonora di John Williams, che renderà riconoscibilissimo il titolo sin dalle primissime battute. Ad essa si affianca un parlato in italiano mediocre e una serie di effetti sonori che non fanno nulla in particolare per distinguersi dalla massa.
    Vanno infine menzionati alcuni sbloccabili, come alcune insipide sezioni in multiplayer cooperativo e Fate of Atlantis, un vecchio titolo che potrebbe ancora rivelarsi apprezzabile ai meno giovani.
    In conclusione, le 8 ore di avventura sono il minimo sindacale per un titolo come questo, che si guadagna poco più della sufficienza grazie probabilmente al fascino scaturito dal nome (Indiana Jones). Non aspettatevi tuttavia un capolavoro...
     
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0 replies since 4/8/2009, 09:04   128 views
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