[Recensione]Tiger Woods PGA Tour 10

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  1. Brutus Wolf
     
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    I calendari di ogni stagione sportiva li potrebbe stilare tranquillamente Electronic Arts.
    Sembra un paradosso, e invece, dal calcio, al basket, passando per il football americano e in questo caso specifico il golf, ogni anno arrivano puntuali sul mercato le edizioni aggiornate dei brand della casa americana, in anticipo rispetto all’inizio delle stagioni agonistiche, con i roster e le licenze nuove di zecca, miglioramenti marginali e delle volte davvero impercettibili.
    Detta così, potrebbe quasi sembrare che EA sia alla canna del gas, o che sopravviva solamente grazie ad una nicchia di appassionati dello sport e dei videogiochi.
    Niente di più sbagliato: stiamo infatti parlando di una delle più floride e potenti case di sviluppo al mondo, probabilmente la maggiore al di fuori del territorio giapponese, che ogni anno vende milioni di copie dei suoi simulatori sportivi. Il segreto? La qualità. Una regola cui questo Tiger Woods PGA Tour 10 non fa certo eccezione.

    Il ritorno della tigre
    Dopo un’edizione 2009 leggermente sottotono, che aveva precluso alla versione PSP molte delle novità introdotte in quelle casalinghe, quest’anno i conti tornano eccome, se è vero che fatta eccezione per un ovvio downgrade grafico/sonoro le modalità e la sfida che vi offrirà questa edizione portatile saranno le stesse che potreste godervi seduti nel salotto di casa vostra.
    Questo nonostante una concorrenza praticamente nulla, che ha visto il team di EA Tiburon migliorare solo sé stesso, se è vero che l’unico titolo di golf annunciato per PSP è Pangya Fantasy Golf, peraltro un arcade che non ha nulla da spartire con una simulazione tanto profonda e ben pensata.
    Partiamo dicendo che il roster comprende diciannove atleti di sesso maschile e sei di sesso femminile, tutti ovviamente fedeli controparti di campioni reali, per un totale di ben venticinque personaggi selezionabili, che potranno darsi battaglia con tutte e ventisette le buche ufficiali del circuito PGA.
    Ovviamente la sfida principale, come da tradizione EA, consiste nel creare da zero il proprio alter ego grazie ad un editor soddisfacente e semplice da usare, per poi vederlo crescere di pari passo con le nostre capacità, da negato a numero uno del mondo (Tiger Woods permettendo…).
    Varie altre novità si presentano man mano che si passa del tempo progredendo nel gioco: dal menu principale si evince subito la presenza di una modalità inedita, denominata Tournament Challenge, in cui il giocatore sarà chiamato a ripetere (o migliorare addirittura) alcune delle gesta più famose di Tiger Woods e altri campioni del ranking mondiale, affrontando delle situazioni estreme che si rifanno a precisi momenti passati alla storia.
    Sebbene questa non sia una novità assoluta per gli utenti Electronic Arts (una modalità simile aveva fatto capolino anche nella serie FIFA), essa aggiunge un pizzico di ulteriore pepe ad un gioco che già di per sé offre un livello di sfida davvero impegnativo.
    Rispetto alla scorsa edizione portatile, è benvenuta la possibilità di giocare online, anche se solamente in due giocatori: la scelta resta incomprensibile, ma probabilmente è stata dettata dalla necessità di non appesantire troppo i match online al fine di evitare fastidiosi effetti di lag, che sarebbero qui imperdonabili visto che nella modalità online esiste un tempo massimo per il colpo, scaduto il quale l’utente riceverà una penalizzazione.
    Tale modalità si rivela invece snella e veloce, anche perché, non visualizzando mai l’avversario e il suo avatar, ma solo la posizione della pallina, si è riusciti ad assicurare un buon livello di risposta, evitando i problemi di “ritardi” che purtroppo affliggono la maggioranza delle esperienze online su PSP.

    Profondità uguale soddisfazione
    Nessuno si aspetta da Tiger Woods lo stesso sistema di controllo e la stessa semplicità d’uso di un Everybody’s Golf qualsiasi: in effetti, il target di questa produzione sembra essere lo zoccolo duro di giocatori amanti del golf, e delle simulazioni in generale, spesso ostiche all’inizio, presentando una curva di apprendimento abbastanza ripida, ma restituiscono sensazioni impareggiabili quando ben padroneggiate e capite sino in fondo.
    Anche quest’anno EA ha settato come predefinito il sistema di controllo che sfrutta la levetta analogica della PSP, il cui movimento in basso e in alto corrisponde alle braccia del golfista nell’atto di tirare: questo è sicuramente il metodo di controllo più appagante sul lungo periodo, perché permette di modulare al meglio la forza e anche la direzione della pallina, ma per chi si avvicinasse per la prima volta al franchise consigliamo uno dei due sistemi alternativi, che sullo stile del succitato Everybody’s Golf, permettono di gestire la situazione con un solo pulsante, premuto alternativamente per due o tre volte in successione.
    A prescindere dalla scelta effettuata, il grilletto R servirà, se premuto al momento giusto, a dare un piccolo bonus di forza al tiro, il tasto cerchio, se premuto prima del colpo, permette invece una rapida panoramica del percorso, dal punto di battuta fino al green e in un certo qual modo rimedia alle deficienze della telecamera.
    Qui non ci sono stati purtroppo miglioramenti rispetto all’anno scorso, la visuale proposta spesso non è ottimale, risultando troppo bassa e impedendo di calcolare bene la traiettoria del tiro, oltre a compromettere la spettacolarità dei replay, attivabili tramite la pressione del tasto quadrato dopo ogni tiro degno di nota.
    Una volta scoccato il tiro, sebbene la frittata sia fatta, il giocatore ha ancora la possibilità di influire sull’effetto della pallina, premendo R e contemporaneamente l’analogico nella direzione desiderata.
    Come si può intuire, il sistema di controllo, complice la pulsantiera PSP, non è dei più immediati, e necessiterà del tempo per digerirlo completamente, probabilmente più di quello che impiegherete a completare il breve, e poco didattico, tutorial.
    Questa però non vuole essere necessariamente una critica, l’intento di una simulazione è la riproduzione della realtà nella sua complessità e il prodotto non si propone volutamente come un gioco di golf “mordi e fuggi”, ma mira a riprodurre dinamiche sfaccettate: sebbene in alto sullo schermo sia visualizzata una barra del rischio che si riempie quando si tentano tiri impossibili, starà al giocatore tenere conto di fattori come la pendenza del terreno, la forza e la direzione del vento, la presenza di bunker di sabbia e laghetti, tutte varianti che non si possono ignorare se si vuole anche solo sperare di arrivare almeno tra i primi trenta posti del ranking.
    Questo non toglie, però, che il gioco avrebbe potuto essere più indulgente con il giocatore soprattutto durante le primissime ore di gioco, e nelle vicinanze del green, quando non viene fornito nessun consiglio sulla forza da imprimere alla pallina, col risultato che spesso questa si fermerà a pochi centimetri dalla buca, condannandovi a un incolpevole bogey.
    L’unico vero aiuto è costituito da dei divertenti minigiochi cui è possibile accedere dopo un paio di colpi consecutivi andati male: se giocati correttamente, questi doneranno qualche punto-sicurezza al golfista, aumentando le probabilità che con il colpo successivo le cose vadano meglio.
    Con il tempo le cose miglioreranno, anche se la scalata ai primi posti della classifica sarà dura e lenta, e se questo è un difetto o il miglior pregio del gioco sta a voi deciderlo.

    Comparto tecnico
    In un quadro quindi molto positivo, soddisfa di meno la realizzazione tecnica, sia sul versante prettamente grafico, sia su quello sonoro.
    Intendiamoci, Tiger Woods PGA Tour 10 risulta pulito, fluido, privo di rallentamenti e con dei modelli poligonali credibili, e sufficientemente dettagliati.
    D’altronde è difficile mostrare i muscoli quando tutto ciò che si visualizza su schermo è un golfista, degli alberi, l’erba e una mazza.
    Proprio per questo, però ci aspettavamo una maggior cura dei particolari, a partire dalle animazioni dei golfisti, che iniziano a ripetersi già dopo poche sessioni di gioco, passando per la risoluzione delle texture, che spesso si abbassa colpevolmente, mostrando qualche squadretta mento di troppo.
    Il pubblico è tuttavia l’elemento realizzato peggio: di certo le potenzialità hardware dell’handheld Sony non permettono la realizzazione di sagome tridimensionali in gran numero sugli spalti, ma siamo sicuri (e FIFA09 ci è testimone) che si possa fare meglio delle squallide figure “appiccicate” sulle tribunette vicino al green.
    Il sonoro si mostra invece altalenante: alla solita cura riposta dalla Electronic Arts nella scelta della playlist che ci accompagna nei menu, chiari e precisi, fa da contraltare un commento del tutto superfluo, con una tempistica errata e con un ventaglio di frasi abbastanza limitato.
    Al danno si aggiunge la beffa, perché queste frasi banali sono interamente in lingua inglese, e non possono essere disattivate da menù, per cui al giocatore toccherà conviverci, o, in alternativa, azzerare il volume della console.
    Peccato, perché i pochi effetti sonori, dallo scrosciare dell’acqua al rumore della pallina colpita, sono realizzati bene, come d’altronde lo è il vero cuore simulativo del gioco.
    Tirando le somme si tratta di un ottimo prodotto, pensato principalmente per gli appassionati di golf ma non per questo meno appagante per tutti i possessori di PSP alla ricerca di un titolo divertente e ricco di sfida.




     
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0 replies since 20/7/2009, 09:07   80 views
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