[Recensione]Donkey Kong Jungle Beat

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  1. Brutus Wolf
     
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    Il personaggio di Donkey Kong, fin dalla sua prima apparizione nel mercato videoludico, ha dimostrato di possedere carattere e soprattutto il fisico per compiere azioni molto più energiche di quelle del buon idraulico mascotte della grande N (ex falegname a quei tempi). Se però in origine rapiva dolci donzelle al pari del famoso gorillone cinematografico, ai tempi del Super Nintendo decise di riciclarsi come “buono” e grazie alla magia che seppe produrre Rare insieme a Nintendo stessa, diventò protagonista di un platform diverso dai soliti. Nonostante la serie continuò in altri due riusciti capitoli, il suo ruolo di protagonista fu perso già dal secondo capitolo e venne (ironia della sorte) rapito, diventando lui stesso il personaggio da salvare alla fine dell’avventura.
    La sua presenza scandì regolarmente i titoli sportivi, motoristici, di combattimento e festaioli della saga di Mario ma in molti si chiedevano quando si sarebbe potuto veder scorrazzare di nuovo il vecchio Donkey Kong per la giungla a caccia di banane. Poi ci furono i bonghi…

    Bonghi, manate e tanta avventura
    Nella storia di Nintendo il primo esperimento inerente il campo dei rhythm game fu Donkey Konga, titolo sviluppato insieme a Namco e capace di trasportare il giocatore in un mondo fatto di percussioni, battiti di mani e frenetiche rullate. Se lo stile di gioco richiamava quelli di altri giochi analoghi, l’originalità della produzione arrivò grazie ai DK Bongos venduti in bundle. Questa particolare periferica era dotata di due diversi tamburi a forma di barile che in base alle indicazioni sullo schermo dovevano essere suonati battendo ora su quello di destra, ora sul sinistro, ora su entrambi. In più al centro era inserito un minuscolo microfono capace di rivelare i battiti di mani qualora fossero richiesti. Questo particolare gioco diede origine a due seguiti in Giappone ed uno qui in Europa, facendo crescere la voglia di “suonare” la bizzarra periferica anche ai videogiocatori più insospettabili. Lasciare una periferica così valida in soffitta sembrava però un vero peccato, così con un’originalissima mossa si decise di creare un platform a base di DK Bongos. Ovviamente il personaggio principale non poteva che essere l’amato scimmione, ma dati i pochi comandi impartibili con la periferica molti già pensavano ad un titolo piatto e semplicistico. I dubbi di chiunque sarebbero stati fugati in meno di un minuto, visto che ancor prima di veder comparire il titolo un brevissimo tutorial ci insegnava a muovere Donkey per lo schermo. L’incrocio del platform 2D fatto in 3D con i rhythm game avvenne per la prima (e per ora unica) volta con questo titolo che all’epoca della sua uscita originale per GameCube garantì sessioni indiavolate capaci di stancare e appassionare ogni appassionato. Ora a distanza di cinque anni Donkey Kong Jungle Beat fa la sua riapparizione su Wii, introducendo un nuovo set di controlli che eliminano la maggiore novità dell’originale. Come se la caverà il peloso primate senza i suoi strumenti?

    Dai bonghi al telecomando
    Se anni fa gli scettici non credevano che una coppia di bonghi potessero servire a giocare un platform, ora la situazione si è rovesciata. Alcuni potrebbero infatti pensare che una volta tolta l’originale periferica, non ci sia poi molto che possa salvare questa avventura dalla mediocrità. Invece per fortuna la sostanza che tanto ha appassionato in passato, torna oggi in forma smagliante grazie a dei controlli che seppur drasticamente diversi, riescono ad integrarsi ottimamente nella struttura di gioco pensata in origine. Se prima per spostarvi dovevate tamburellare sul tamburo relativo alla direzione scelta, ora dovrete semplicemente agire sullo stick analogico del Nunchuk. Il salto sarà gestito dal tasto A mentre i sensori di movimento entreranno in funzione per creare l’onda sonora capace di stordire i nemici e attivare determinati zone del livello. Quest’onda potrà essere ora direzionata tramite l’inclinazione dello stick visto che non produrrà più un effetto concentrico
    intorno al personaggio, bensì un'unica ondata diretta verso la direzione in cui si è rivolti.
    Questa modalità di attacco potrà avere effetti diversi in base al nemico che si fronteggia. Se le sue dimensioni sono molto ridotte spesso lo si elimina, altrimenti rimane semplicemente stordito. Dando un secondo scrollone al Wii Remote però Donkey Kong afferrerà il malcapitato e nella maggior parte dei casi, l’agitare del controller simulerà la terrificante sequenza di pugni che riceverà il vostro nemico. Discorso simile per i boss. Sebbene siano diversi per tipologia, avranno tutti un pattern d’attacco da imparare e da controbattere. Anch’essi comunque una volta storditi saranno soggetti ai vostri colpi, originariamente assestati con il rullare dei bonghi.
    Tutta l’avventura sarà dedicata alla raccolta di banane attraverso diversi mondi comprensivi di due stage più un boss finale. Le banane raccolte durante i due primi livelli serviranno come energia contro il cattivone finale. Battuto anch’esso, i “punti” che vi rimarranno vi assegneranno una, due o tre medaglie in base alla quantità che sarete riusciti a conservare. Dato l’elevato numero che vi servirà per le medaglie più prestigiose capirete presto che “raccogliere” le banane non significherà solamente toccarle come nel più classico dei platform. Potrete infatti aggiungere valore ad ogni singolo frutto, eseguendo la raccolta al volo: saltando e premendo A in prossimità di almeno una banana Donkey sgraffignerà i frutti nei paraggi aumentando il loro valore nel contatore delle banane raccolte.
    Se ciò ancora non bastasse, entra in scena un’altra caratteristica unica di Jungle Beat, ossia le combo. Durante le vostre esplorazioni potrete compiere un sacco di movimenti in serie: potreste usare un fiore per raggiungere una liana, poi saltare sui muri fino a raggiungere la cima e aiutarvi su una grande massa di gelatina utile per spiccare salti vertiginosi. Ognuna di queste azioni donerà un moltiplicatore alle banane che raccoglierete durante i vostri volteggi. Più azioni diverse eseguirete senza mai toccare terra, più il moltiplicatore salirà regalandovi a volte centinaia di banane in un colpo solo. Ricordate però che essere colpiti in volo significherà perdere l’intera somma.

    Originale? Non più… Divertente? Eccome!
    Giocando a Donkey Kong Jungle Beat senza bonghi si evince che la struttura di gioco, sebbene basata sulle azioni attuabili sulla periferica, era ed è rimasta assolutamente valida. Raccogliere banane saltando da una liana all’altra per questi livelli colorati e ottimamente strutturati è una gioia per il cuore e, a dispetto del tempo che passa, per gli occhi. I temi che fanno da sfondo agli stage sono spesso ispirati a quelli di Donkey Kong Country, non disprezzando comunque qualche divagazione originale. Il pelo del protagonista e di tanti altri comprimari, siano essi amici o nemici, fa sempre la sua bella figura e rende questo titolo davvero piacevole. Così le musiche che riprendono quelle del passato, regalano ritmo all’azione e sostengono discretamente le vostre evoluzioni più ardite. La longevità non ha subito iniezioni particolari (il gioco è pressoché lo stesso) e purtroppo la durata dell’avventura si attesta sulle quattro ore circa. A questa brevità davvero eccessiva per molti, occorre però aggiungere un altro bel po’ di tempo per raccogliere tutte le medaglie di ogni mondo, capaci anche stavolta di sbloccare qualche segreto che ovviamente non vi riveleremo. Tutto ciò senza dimenticare la notevole rigiocabilità che vi consentirà di riprendere il titolo anche una volta completato, per rilassanti ed appaganti sessioni di gioco.
    Abbiamo tenuto per ultima la giocabilità poiché se da un lato Donkey Kong Jungle Beat in questa versione New Play Control perde il fascino della periferica originale (non compatibile con questa uscita), riesce a non uscirne snaturato. I controlli funzionano bene e sono anche più precisi dell’originale, diminuendo le possibilità di errore ma, come contraltare eliminando quella fisicità che solo i bonghi sapevano regalare.
    Tirando le somme si tratta pur sempre di un ottimo gioco, disponibile ad un prezzo budget molto interessante e meritevole di essere preso in considerazione soprattutto da chi non possedeva l’originale.
     
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0 replies since 3/7/2009, 15:14   89 views
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